FONTE: PRIMONUMERO.it
La presentazione del progetto di turismo d’eccellenza a Palazzo Santoro a Campobasso |
«Oggi è tra le regioni più piccole di Italia, secoli fa, invece, è stata la contea più grande del Regno di Sicilia di Ruggero II, il Normanno: e nessuno lo sa». Nessuno sa del Calice dell’Ultima Cena, come forse nessuno sa che «Dan Brown ha raccontato (o copiato, come puntualizzano critici e detrattori) una storia che non è avvenuta in Francia, ma in Molise», parola di studiosi, luminari e cultori. Del resto, la piccola landa di terra prende il nome da una famiglia normanna di cavalieri templari: i De Moulins.
Eccolo allora nello stupore dei più il Molise dalle glorie medievalimisconosciute, ignorate, e colpevolmente nei secoli abbandonate. Per tutti anonima terra di pastori, nella realtà passata punto di incontro e stazionamento, di rifugio per cavalieri, conti, santi, crociati e pellegrini. Qui ci sono state battaglie importanti, qui si sono fermati i Templari. Lo testimonia la rete dei Castelli, meravigliosi, ma non solo.«Ci sono tesori nascosti ovunque nella nostra regione, soprattutto nelle case private». Per questo un gruppo di studiosi e appassionati s’è organizzato nell’Acors "Sigillum Comite di Molise", associazione culturale per l’organizzazione di rievocazioni storiche presieduta da Biagio Tranchese assieme a Domenico La Porta, vicepresidente. Uomini, docenti, ricercatori "di buona volontà" che puntano a dare al territorio il lustro culturale e turistico che merita attraverso il progetto "Sigillum Comite di Molise".
L’ambiziosa bella e affascinante iniziativa è stata presentata lo scorso giovedì 9 agosto, nella sala conferenza di Palazzo Santoro a Campobasso: patron politico del progetto, il consigliere dell’Adc, Riccardo Tamburro, con lui al tavolo dei relatori il professor Giulio De Iorio Frisari e il curatore del progetto Ecomuseo, Luca Spina. L’idea ha dell’irresistibile, anche per l’entusiasmo contagioso con cui viene prospettata: portare cultori di storia medievale in Molise lungo un cammino che si snoda tra chiese templari, castelli, roccaforti, crociati e santi. Un viaggio in mezzo ai segni di un tempo incontaminato. Partendo da tre porte di accesso: Termoli porta est, Venafro porta ovest e Campobasso porta centrale. Tutto nella nuova - ma nemmeno tanto - filosofia del "glocal", il locale nel globale. Perché l’idea è quella di ricomprendere in un’offerta turistica - sulla carta più che vincente, basti dire che nel mondo ci sono ben 700 associazioni di cultori del Medioevo - tutte le caratteristiche più tipiche del territorio: la storia, le tradizioni, l’artigianato e la cucina. Elementi che si legano tra di loro in un richiamo continuo. Si tratterebbe di un turismo di eccellenza: ben diverso da tutte le strade finora battute e finora fallite miseramente.
«I nostri borghi - spiega infatti lo studioso La Porta - non sono stati toccati dal Rinascimento». Coperture, sovrastrutture e naturalmente le brutture che pure in giro si colgono in ogni angolo dei piccoli comuni molisani sono frutto di manomissioni molto più recenti: alle conquiste di benessere fatte nel Dopoguerra alla fine sono corrisposti i sacrifici architettonici del Medioevo. Questo è. Tuttavia un tesoro meraviglioso è ancora custodito nei borghi regionali ed è ancora tutto da scoprire.
«Stiamo per aprire due cripte», svela Domenico La Porta per fare eco all’ancora più vago - volutamente vago per far salire la curiosità - annuncio del presidente Tranchese: «Sveleremo al mondo una meraviglia assoluta che sono certo è in Molise».
Potrebbe trattarsi del secondo reperto del corredo di Cristo: il primo è la Sindone che sta a Torino, il secondo che manca all’appello è il Graal, ossia il calice della cena con gli Apostoli. Potrebbe stare in Molise perché in Molise con matematica certezza è transitato dal viaggio partito dalla Terra Santa: gli studiosi ne sono i convinti. Basta rifarsi al personaggio del Molise: Ruggero de Moulins. «Abbiamo un cavaliere e una cripta e tutti i cavalieri si sono riportati reliquie dalle crociate per non lasciarle nelle mani dei musulmani».
Va da sé che di fronte a tutte queste grandezze resta lo sconcerto per una consapevolezza locale inesistente: «Nemmeno i molisani percepiscono questa regione come terra importante del Medioevo». Eppure segni, reperti, bellezze sono sparsi dappertutto. A Jelsi, tanto per citare un comune a caso, ci sono capitelli con richiami vichinghi. La chiesa di San Giorgio a Petrella - un gioiello architettonico di assoluto pregio - dovrebbe in realtà essere stato prima «un tempio vero e proprio». A Frosolone, come pure a Campobasso si leggono scritte: «Fermati e bevi, viator», dovevano essere di sicuro luogo dove i pellegrini diretti o di ritorno dalla Terra Santa poteva rifocillarsi. Il Medioevo è stato anche molisano. «Dovremo solo dirlo al mondo - conclude Tranchese -, e porteremo il mondo in Molise». Magari anche con una copia di Dan Brown in valigia a mo’ di guida turistica. Nobilissima, si intende. (sv)
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