Mantenne poi il suo ruolo commerciale, nonostante le incursioni dei Sassanidi di Persia (con Shapur I nel 260), per tutto il tardo impero e la prima eta’ bizantina, fino al VII secolo. Lo scalo di Elaiussa si trovava infatti all’incrocio fra le più importanti vie marittime e terrestri, in un punto di passaggio obbligato fra Siria, Palestina, Egitto e penisola anatolica. Il progetto di ricerca dell’Università di Roma ”La Sapienza” ha come obiettivo lo studio del ricchissimo – e quasi completamente sconosciuto – patrimonio del sito, minacciato dall’abbandono e dalla speculazione edilizia. Le ricerche condotte in questi anni hanno messo in luce monumenti pubblici e privati di eta’ romana imperiale (teatro, agora’, terme, tempio, necropoli) e del periodo protobizantino (un monumentale palazzo destinato all’autorita’ civile, finora senza confronti nell'architettura dello stesso periodo in Anatolia, e numerose basiliche cristiane). I dati di scavo attestano che la città fu parzialmente distrutta e definitivamente abbandonata nel 672, all'epoca dell’invasione araba di questa parte della costa anatolica. Nell’ultima campagna di scavo alle indagini sul terreno, che in particolare hanno riguardato la chiesa episcopale, un impianto termale e la torre-faro sul promontorio che segnava l’ingresso al porto settentrionale, si sono affiancate le citate prospezioni subacquee lungo la fascia costiera.
Fonte: http://www.meteoweb.eu
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