Il progetto, ideato da Oloturia Sub, Bimaris Edizioni e Aurora Trust in collaborazione con il Comune di Messinae la Soprintendenza del mare, consiste nella mappatura dei fondali dello Stretto: le indagini, eseguite attraverso strumentazione ad alta frequenza, verifiche Rov e survey diretti, si sono concentrate su un’area di 49 chilometri quadrati, dalla foce del torrente Annunziata fino alla fascia costiera prospiciente l’abitato di Villafranca, in una batimetrica compresa tra i 50 e i 150 metri.
Quando si parla di Termoli, un piccolo centro molisano che si affaccia sul Mare Adriatico, ci si accorge di quanto sia difficile ripercorrerne a ritroso la storia, partendo dalle sue origini, a causa della totale mancanza di documenti scritti. Il bisogno di conoscere le proprie origini è sempre stato insito nell’uomo sin dagli albori della civiltà e lo è ancor di più oggi, nell’era della globalizzazione. Le risultanze archeologiche e le tradizioni orali canalizzano sempre più l’attenzione degli studiosi locali e no, verso i fondali marini. Tante e varie sono le “voci” che si susseguono circa la presenza di un sito subacqueo di rilevanza archeologica in località “Aspro”, ovvero nel tratto di mare compreso tra la Torre del Sinarca e il rudere di quella di Petacciato, con una estensione verso il largo di circa un miglio. I primi studi compiuti in loco risalgono al 1975 quando l’arch. Luigi Marino, docente di Architettura presso l’Università di Firenze, avviò una ricerca nell’ambito delle attività predisposte dall’Istituto di Restauro dei Monumenti. Gli esiti permisero di localizzare due grosse “macchie” sottocosta, di forma pressappoco triangolare, separate da un “canale” e due barriere parallele alla riva.