sabato 25 febbraio 2012

Archeologia: ultima ipotesi su fine dei Maya, colpa della siccità

(AGI) - LONDRA - Una moderata siccità fu sufficiente a far scomparire i Maya, estintisi intorno al X secolo dopo aver dato vita ad un'affascinante civilità nella penisola dello Yucatan, ora parte del Messico. E' la conclusione a cui è giunto un gruppo di ricercatori messicani e britannici che sfaterebbe i risultati di precedenti studi, secondo cui il crollo dei Maya fu dovuto a ripetuti e catastrofici periodi di siccità. La ricerca - condotta congiuntamente da un team di scienziati del Centro dello Yucatan per la ricerca scientifica e dell'Università inglese di Southampton - è stato pubblicata sulla rivista Science, come riferisce la Bbc. Gli esperti hanno usato dei modelli avanzati per calcolare le piogge e i tassi di evaporazione tra l'800 e il 950 d.C., periodo in cui la civilità dei Maya conobbe il suo declino. Secondo lo studio, una riduzione delle precipitazioni nello Yucatan compresa tra il 25 e il 40 per cento fu sufficiente a provocare gravi carenze d'acqua, con conseguenze devastanti per i Maya. "Le riduzioni annuali delle precipitazioni oscillano tra il 25 e il 40 cento ma furono abbastanza per far sì che l'evaporazione superasse le piogge e l'acqua a disposizione si riducesse rapidamente", ha spiegato Eelco Rohling dell'ateneo di Southampton. Il fenomeno, avvertono gli scienziati, potrebbe ripetersi anche in futuro. "Ci sono delle differenze ma l'insegnamento è chiaro: ciò che appare come una modesta riduzione dell'acqua disponibile può in realtà provocare problemi importanti e durevoli", ha sottolineato il professor Martin Medina-Elizalde. "Il problema non è solo della penisola dello Yucatan ma può riguardare tutte le regioni in cui vi è un alto tasso di evaporazione", ha aggiunto.

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