sabato 24 novembre 2012

Dall’ossidiana alle rotte tirreniche Percorsi nell’archeologia mediterranea

Foto Genova Città Digitale
di RAFFAELLA CECCONI

Una relazione dal titolo “I circuiti e le modalità di scambio dell’ossidiana sarda” può sembrare una cosa molto specialistica, di scarso interesse al di fuori della cerchia degli accademici. Poi si scopre che a partire dagli studi su aree e tecniche di estrazione dell’ossidiana nel Neolitico (da 6000 anni prima di Cristo) si riesce a ricostruire una quantità impressionante di informazioni: quali erano le rotte di spostamento delle popolazioni neolitiche, con che velocità si diffondevano tecniche e materiali, quali reti di scambio esistevano, quali professioni specializzate (come gli intagliatori di ossidiana), in che epoca si sono costituiti solidi circuiti commerciali, da quando possiamo parlare di consapevoli scambi culturali... insomma, si apre un mondo.
E’ per questo che sono importanti esperienze internazionali come “Accessit”,progetto europeo nell’ambito del programma di cooperazione transfrontaliera “Marittimo”, cui il Comune di Genova partecipa attraverso il Museo Civico di Archeologia Ligure, all’interno di una rete locale coordinata da Regione Liguria che collabora con la Toscana, aa Corsica e la Sardegna. Quest’ultima è stata protagonista della tavola rotonda che si è svolta questa mattina all’Università di Genova, Scuola di Scienze Umanistiche, intitolata “Uomini, idee, materie prime, manufatti e rotte all’origine della cultura dell’Alto Tirreno. La Sardegna”, con il fondamentale sottotitolo “Valorizzazione del Patrimonio Archeologico dell’Alto Tirreno”.
Perché sin dai tempi del Neolitico, nell’area del nord del Mediterraneo che condivide un enorme patrimonio archeologico, artistico e culturale, esisteva il senso di una identità comune, che si è spezzata quando la Corsica è diventata territorio francese ma che può essere ricostruita con gli strumenti della cultura e dello scambio.

Nel corso dell’incontro sono state presentate alcune delle azioni del progetto Accessit, che si propone di promuovere strumenti e modalità sia di ricerca che di fruizione che rendano più facilmente disponibile e comprensibile per il più vasto pubblico il patrimonio culturale. Il soprintendente per i Beni Archeologici della Sardegna Minoja ha raccontato il sistema di visita via webcam progettata per i diversamente abili per il sito nuragico di Barumini, patrimonio Unesco.
Regione Liguria ha presentato i principali assi di azione del progetto per la nostra regione: Il Sottoprogetto Archeologia ha come scopo principale il miglioramento dell’accessibilità fisica e culturale alla rete dei musei Archeologici civici della Liguria, a partire dalla realizzazione di una guida complessiva al patrimonio archeologico ligure affiancata da brochure per ogni singola realtà museale; il Sottoprogetto B: Valorizzazione dei Patrimoni Comuni si propone la costruzione di un «Grande Itinerario Tirrenico» capace di valorizzare i siti del patrimonio che sono caratteristici della cultura comune dei 4 territori coinvolti.
In questo senso è stato realizzato un intervento di restauro conservativo su una rete di oratori, per una riflessione sulla devozione popolare che ha portato all’elaborazione della guida “Il teatro dei Cartelami”, gli apparati effimeri in stoffa o latta che venivano creati per la ricorrenza delle Quarant’ore e che, senza un progetto culturale che li preservi e li “racconti” diventerebbero rapidamente incomprensibili per il pubblico.

Nell’ambito del progetto, infine, l’intervento che riguarda più direttamente Genova: l’apertura di un cantiere all’interno del Museo civico di Archeologia Ligure di Pegli che, come ha raccontato la direttrice Patrizia Garibaldi, permetterà interventi di messa a norma dell’edificio, il raddoppio della superficie espositiva e la costruzione di un nuovo e più fruibile percorso di visita. I lavori saranno anche un’occasione per il Museo per riflettere sulla propria mission, sul proprio ruolo culturale, che sicuramente è diverso oggi rispetto all’idea che avevano in mente i fondatori dell’Istituzione negli anni Trenta.

Negli interventi di tutti è emersa la necessità di rafforzare le collaborazioni, le reti che superino le barriere fra istituzioni locali, ministeriali e della ricerca e si saldino a solide relazioni internazionali; non solo per affrontare meglio questi anni di crisi e di penuria di risorse, ma anche per interpretare nel migliore dei modi la propria funzione di strumenti di conoscenza, consapevolezza, identità
Genova, 23 novembre 2012

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