mercoledì 28 novembre 2012

Recuperati reperti archeologici a Messina

Messina - Progetto «Atlantis 2012» - Recuperati anfora spagnola, lingotto e macina

Un team di subacquei alto-fondalisti ha effettuato il recupero di alcuni reperti archeologici giacenti in due siti sottomarini nello Stretto di Messina, in una batimetrica compresa tra i meno 95 e i meno 115 metri. La raccolta di campioni in situ è il secondo step della campagna di ricerca archeo-sub «Atlantis», che nell’estate del 2011 ha portato al ritrovamento di due relitti di epoca romana, il Messina 1 (meno 95 metri) e il Messina 2 (meno 115 metri), perfettamente integri, al largo di Capo Rasocolmo.
Il progetto, ideato da Oloturia Sub, Bimaris Edizioni e Aurora Trust in collaborazione con il Comune di Messinae la Soprintendenza del mare, consiste nella mappatura dei fondali dello Stretto: le indagini, eseguite attraverso strumentazione ad alta frequenza, verifiche Rov e survey diretti, si sono concentrate su un’area di 49 chilometri quadrati, dalla foce del torrente Annunziata fino alla fascia costiera prospiciente l’abitato di Villafranca, in una batimetrica compresa tra i 50 e i 150 metri.
Oltre a rilevare la presenza di numerosi target di interesse, la scansione ha consentito ai ricercatori di raccogliere dati sulla geomorfologia del fondale locale.
La squadra di alto-fondalisti, coordinata da Gianmichele Iaria del diving Oloturia Sub (istruttore e video-operatore subacqueo nonché promotore del progetto) e composta dall’archeologo Timmy Gambin, docente di Maritime Archaeology presso il Department of Classics & Archaeology – University of Malta, Fabio Maurotto e Antonio Ridolfi, ha condotto due diverse immersioni a meno 95 e meno 115 metri nelle giornate di sabato 24 e domenica 25 novembre. L’operazione, che ha richiesto tre giorni di preparazione, ha messo in moto una complessa macchina organizzativa: in due giorni quattro subacquei dello staff di Oloturia Sub si sono alternati in acqua per assistenza al team nella fase di decompressione, la squadra navale della polizia municipale ha fornito due subacquei per la sicurezza delle operazioni in mare e tre uomini di appoggio in superficie sulla motovedetta che ha poi ospitato a bordo i reperti, un medico rianimatore, circa cinquanta bombole caricate con miscele impiegate nei due giorni dai quattro sommozzatori, oltre ai due Rebreather (apparecchi di respirazione a circuito chiuso), un gommone di assistenza con equipaggio Oloturia Sub abilitato al primo soccorso, un fotografo subacqueo e un fotografo in superficie.

L’anfora era in un relitto; lingotto, macino e pietra di carico nell’altro
I subacquei hanno recuperato un’anfora spagnola dal relitto Messina 1; un lingotto in piombo, una macina e una pietra di carico dal relitto Messina 2. I reperti, che adesso saranno analizzati dagli esperti, restituiranno informazioni preziose circa la natura del carico delle due navi, sulla corretta datazione, sulle possibili rotte e sulla dinamica dell’affondamento, presumibilmente dovuto a condizioni meteo-marine avverse. 
Il soprintendente del mare, Sebastiano Tusa: «L’importanza strategica dello Stretto di Messina è nota dalla notte dei tempi: le fonti storiche vi localizzano intensi flussi migratori e commerciali, cruciali per tutto il Mediterraneo. Da qui l’idea di realizzare una sofisticata campagna di ricerca strumentale in alto fondale, al fine di svelare i segreti di un tratto di mare così leggendario, ricostruire frammenti della sua storia e, da ultimo, integrare la mappatura dei relitti giacenti sui fondali peloritani». A supervisionare le operazioni in mare, il coordinatore del progetto, Stefano Zangara, della Soprintendenza del mare. 
«I due relitti sono molto particolari nel loro genere, una miniera di informazioni per noi che dobbiamo studiarli. Possiamo dirci soddisfatti dei risultati ottenuti dal progetto Atlantis» ha commentato Timmy Gambin al termine delle operazioni. «Il carico era troppo prezioso per rischiare un recupero con bracci meccanici che potevano danneggiare i reperti; abbiamo quindi deciso di eseguire personalmente il recupero in situ dei campioni, consapevoli che a quelle profondità avremmo avuto circa 15 minuti di operatività sul fondo» ha spiegato Iaria prima dell’immersione.
Un primato di tutto rispetto per il gruppo di ricerca di «Atlantis»: è infatti la prima volta che un archeologo si immerge così in profondità per effettuare un’ispezione e un recupero subacqueo. E il team già pianifica le fasi successive della campagna: ulteriori immersioni per la produzione di documentazione video e raccolta di altri reperti, anche in relazione ai risultati delle analisi che si otterranno da quanto già prelevato. Da pianificare anche survey diretti sul target denominato Messina 3, attualmente al vaglio degli archeologi e dei tecnici della Soprintendenza del mare. La Capitaneria di porto di Messina e l’Autorità marittima dello Stretto hanno fornito supporto e assistenza logistica al team di ricerca nel corso di tutte le operazioni.

FONTE: COMUNEMIO.IT

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