sabato 11 agosto 2012

Il Molise Templare che nessuno conosce: "Le storie di Dan Brown sono successe qua"

Due scoperte sconcertanti, una delle quali potrebbe riguardare il ritrovamento in Regione del santo Graal, il calice utilizzato Gesù nell’Ultima cena, secondo la tradizione cattolica. Le ha annunciate, senza entrare nei particolari, l’associazione culturale Acors "Sigillum Comite di Molise". «Qui sono conservati ancora tesori medievali ma pochi lo sanno. Questa regione non è stata toccata dal Rinascimento: ovunque nei nostri borghi ci sono i segni del Medioevo tra santi, crociati, cavalieri e conti». L’ambiziosa iniziativa si rifà alla filosofia del glocal lungo un itinerario che si snoda tra Castelli, cripte, artigianato e cucina.

FONTE: PRIMONUMERO.it










La presentazione del progetto di turismo d’eccellenza a Palazzo Santoro a Campobasso

«Oggi è tra le regioni più piccole di Italia, secoli fa, invece, è stata la contea più grande del Regno di Sicilia di Ruggero II, il Normanno: e nessuno lo sa». Nessuno sa del Calice dell’Ultima Cena, come forse nessuno sa che «Dan Brown ha raccontato (o copiato, come puntualizzano critici e detrattori) una storia che non è avvenuta in Francia, ma in Molise», parola di studiosi, luminari e cultori. Del resto, la piccola landa di terra prende il nome da una famiglia normanna di cavalieri templari: i De Moulins.

Eccolo allora nello stupore dei più il Molise dalle glorie medievalimisconosciute, ignorate, e colpevolmente nei secoli abbandonate. Per tutti anonima terra di pastori, nella realtà passata punto di incontro e stazionamento, di rifugio per cavalieri, conti, santi, crociati e pellegrini. Qui ci sono state battaglie importanti, qui si sono fermati i Templari. Lo testimonia la rete dei Castelli, meravigliosi, ma non solo.«Ci sono tesori nascosti ovunque nella nostra regione, soprattutto nelle case private». Per questo un gruppo di studiosi e appassionati s’è organizzato nell’Acors "Sigillum Comite di Molise", associazione culturale per l’organizzazione di rievocazioni storiche presieduta da Biagio Tranchese assieme a Domenico La Porta, vicepresidente. Uomini, docenti, ricercatori "di buona volontà" che puntano a dare al territorio il lustro culturale e turistico che merita attraverso il progetto "Sigillum Comite di Molise".
L’ambiziosa bella e affascinante iniziativa è stata presentata lo scorso giovedì 9 agosto, nella sala conferenza di Palazzo Santoro a Campobasso: patron politico del progetto, il consigliere dell’Adc, Riccardo Tamburro, con lui al tavolo dei relatori il professor Giulio De Iorio Frisari e il curatore del progetto Ecomuseo, Luca Spina. L’idea ha dell’irresistibile, anche per l’entusiasmo contagioso con cui viene prospettata: portare cultori di storia medievale in Molise lungo un cammino che si snoda tra chiese templari, castelli, roccaforti, crociati e santi. Un viaggio in mezzo ai segni di un tempo incontaminato. Partendo da tre porte di accesso: Termoli porta est, Venafro porta ovest e Campobasso porta centrale. Tutto nella nuova - ma nemmeno tanto - filosofia del "glocal", il locale nel globale. Perché l’idea è quella di ricomprendere in un’offerta turistica - sulla carta più che vincente, basti dire che nel mondo ci sono ben 700 associazioni di cultori del Medioevo - tutte le caratteristiche più tipiche del territorio: la storia, le tradizioni, l’artigianato e la cucina. Elementi che si legano tra di loro in un richiamo continuo. Si tratterebbe di un turismo di eccellenza: ben diverso da tutte le strade finora battute e finora fallite miseramente.

«I nostri borghi - spiega infatti lo studioso La Porta - non sono stati toccati dal Rinascimento». Coperture, sovrastrutture e naturalmente le brutture che pure in giro si colgono in ogni angolo dei piccoli comuni molisani sono frutto di manomissioni molto più recenti: alle conquiste di benessere fatte nel Dopoguerra alla fine sono corrisposti i sacrifici architettonici del Medioevo. Questo è. Tuttavia un tesoro meraviglioso è ancora custodito nei borghi regionali ed è ancora tutto da scoprire.
«Stiamo per aprire due cripte», svela Domenico La Porta per fare eco all’ancora più vago - volutamente vago per far salire la curiosità - annuncio del presidente Tranchese: «Sveleremo al mondo una meraviglia assoluta che sono certo è in Molise».

Potrebbe trattarsi del secondo reperto del corredo di Cristo: il primo è la Sindone che sta a Torino, il secondo che manca all’appello è il Graal, ossia il calice della cena con gli Apostoli. Potrebbe stare in Molise perché in Molise con matematica certezza è transitato dal viaggio partito dalla Terra Santa: gli studiosi ne sono i convinti. Basta rifarsi al personaggio del Molise: Ruggero de Moulins. «Abbiamo un cavaliere e una cripta e tutti i cavalieri si sono riportati reliquie dalle crociate per non lasciarle nelle mani dei musulmani».

Va da sé che di fronte a tutte queste grandezze resta lo sconcerto per una consapevolezza locale inesistente: «Nemmeno i molisani percepiscono questa regione come terra importante del Medioevo». Eppure segni, reperti, bellezze sono sparsi dappertutto. A Jelsi, tanto per citare un comune a caso, ci sono capitelli con richiami vichinghi. La chiesa di San Giorgio a Petrella - un gioiello architettonico di assoluto pregio - dovrebbe in realtà essere stato prima «un tempio vero e proprio». A Frosolone, come pure a Campobasso si leggono scritte: «Fermati e bevi, viator», dovevano essere di sicuro luogo dove i pellegrini diretti o di ritorno dalla Terra Santa poteva rifocillarsi. Il Medioevo è stato anche molisano. «Dovremo solo dirlo al mondo - conclude Tranchese -, e porteremo il mondo in Molise». Magari anche con una copia di Dan Brown in valigia a mo’ di guida turistica. Nobilissima, si intende. (sv)

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