giovedì 19 luglio 2012

Il castello di Termoli

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di Lucia Checchia

Circa le origini del castello di Termoli si è abbastanza incerti a causa della mancanza di documenti scritti. Alcuni elementi sono tipici dell’epoca normanna, altri dell’epoca sveva, altri ancora di epoca più recente anche se non si esclude l’esistenza di una preesistente torre di origine longobarda. Nel XIII secolo Termoli fu incorporata nel grande impero di Federico II di Svevia. In seguito al saccheggio dei Veneziani, avvenuto nel 1240, il castello appariva gravemente danneggiato e bisognoso di cure. Il castrum di Termoli, porta settentrionale della Capitanata, era situato in una posizione strategica e Federico II ne ordinò la ricostruzione: per questo motivo è detto SVEVO.


Quello che oggi appare ai nostri occhi è il frutto di numerose trasformazioni e adattamenti avvenuti nel corso dei secoli, vuoi per l’adattamento ai mutamenti di funzione vuoi in seguito ad eventi calamitosi quali ad esempio il violento terremoto avvenuto nel 1456 del quale restano tracce di lesioni in alcune pareti o a causa di invasioni straniere tra cui ricordiamo quella dell’incursione turca del 1566. Altri pesanti interventi sono avvenuti nel corso dell’Ottocento e dopo la seconda guerra mondiale. Con l’introduzione delle armi da fuoco alcune feritoie ad arciere sono state trasformate in archibugiere. Il nucleo centrale, di origine normanna, è costituito da un edificio a pianta quadrata completamente realizzato in mattoni, coperto da una volta a botte. Durante il periodo Svevo fungeva da cisterna; lo desumiamo dai resti di tubuli per la raccolta delle acque, dalla presenza di intonaco idraulico e dall’apertura quadrangolare ancora oggi visibile nell’angolo sud-ovest. La parte esterna si compone di due grandi volumi sovrapposti. Il basamento è a tronco di piramide con quattro torri semicircolari aggettanti su cortine murarie a scarpa. Il piano terra si compone di 4 grandi ambienti a pianta rettangolare con copertura a botte che fungevano da magazzino e deposito. La comunicazione tra piano terra e primo piano era garantita da scale in legno. Il primo piano, detto corridoio degli arcieri, era l’unico ingresso al castello al quale si accedeva mediante un ponte levatoio del quale restano visibili le fessure, le mensole in pietra sulle quali ruotava il meccanismo e una trave in legno. Il piano pavimentale era originariamente composto da ciottoli allettati con malta, ricoperti da paglia mista a carbone. Attraverso una scala lignea era possibile accedere al terrazzo dal quale, attraverso una scala retrattile in legno, era possibile accedere al donjon il quale si sviluppa su tre piani attualmente inaccessibili in quanto zona militare. Il castello ospita infatti la stazione meteorologica dell’aeronautica militare. All’esterno, sul lato dell’ingresso, sono stati riportati in luce tratti murari probabilmente ascrivibili all’epoca federiciana in funzione di battiponte. Al di sotto del ponte levatoio c’era un fossato. Nel 1799 i borboni utilizzarono la cisterna inferiore del castello come carcere. Alcuni disegni a carbone scoperti di recente potrebbero essere attribuiti a quel periodo. Dal 1885 il castello di Termoli è annoverato tra i monumenti nazionali e viene utilizzato per ospitare mostre e per celebrare matrimoni civili. Nonostante il suo aspetto sia mutato considerevolmente non è certo privo di fascino.

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