sabato 23 giugno 2012

Quei villaggi sospesi sui «mari» del mondo

Erano necessari per la difesa e la pesca . Nel 1854 furono scoperti i primi reperti


I primi contadini che arrivavano dal Medio Oriente si diffondevano in Europa via terra e attraverso il Mediterraneo. Furono probabilmente i successori di questi ultimi, più avvezzi al mondo acquatico, a creare per primi un nuovo tipo di insediamento su palafitte, un nuovo modo di abitare sulle rive dei laghi e lungo i fiumi. Ma tutto ciò si ignorava fino al 1854 quando dei contadini di Obermeilen, sul lago di Zurigo, trovarono per caso uno strano campione di terra che portarono al professor Ferdinand Keller, fondatore della Zurich antiquarian society e uno dei primi protagonisti europei della nascente archeologia preistorica. Nel terriccio vi erano pezzi di legno, ossa e altri frammenti che incuriosirono lo studioso al punto da organizzare uno scavo nel luogo del ritrovamento sulla riva del lago. Ed è lì che sono venuti alla luce i resti di un villaggio su palafitte. Era il primo ad essere scoperto. La risonanza fu mondiale e animò altre ricerche in molte nazioni in zone lacustri attraverso le quali venne rivelato un capitolo affascinante della storia degli insediamenti umani.


Tutto era iniziato intorno al cinquemila avanti Cristo e alla particolare tecnologia abitativa si fece ricorso intensamente per oltre quattromila anni. Poi non scomparve del tutto; anzi, continuò a esistere in certe condizioni e in alcuni luoghi. I resti del più antico villaggio europeo su palafitte venne scoperto sul lago di Bracciano in località «La Marmotta». Era stato costruito tra il 5750 e il 5260 avanti Cristo e rivaleggiava con quello trovato a La Draga, sulla Costa Brava, in Catalogna (Spagna), le cui date si collocano tra il 5400 e il 5000 avanti Cristo.













Ricchi grattacieli e povere palafitte a Belém, Brasile

Gli insediamenti si diffusero soprattutto intorno all'arco alpino tra Germania, Svizzera, Francia, Spagna, Austria e Italia. Non a caso il più antico in queste zone è sull'isolino del lago di Varese (4300 a.C.). Sulle ragioni della scelta di questo tipo di costruzioni si discute ancora oggi. «Forse volevano vivere all'asciutto, contemporaneamente sull'acqua e sulla terra, beneficiando della pesca e dei frutti della coltivazione oltre che della pastorizia - spiega Cesare Ravazzi dell'Istituto per la dinamica dei processi ambientali del Cnr - E nello stesso tempo poteva contare la necessità di difendersi».














Un fantasioso dipinto di Auguste Bachelin, 1867

Certi luoghi erano favorevoli all'installazione per diversi aspetti. Innanzitutto non era difficile conficcare in un suolo melmoso pali fino a 6-7 metri di profondità. Oltre il livello dell'acqua, la costruzione poteva essere anche di due piani e ospitava tutto al suo interno, compresi gli animali (capre, pecore e maiali). Per le pareti e il tetto usavano canne di palude, erbe e argilla. Succedeva che i villaggi si incendiassero, ma in genere venivano ricostruiti anche più volte, oppure potevano essere abbandonati per l'abbassamento delle acque, non offrendo più i vantaggi originari. La quotidianità dei villaggi è stata ricostruita grazie ai sedimenti nei quali si sono conservati benissimo preziosi dettagli: dai legni allo sterco degli animali, attraverso i quali si è risaliti alle caratteristiche dell'ambiente e al tipo di vita condotta fra la terra l'acqua dai nostri progenitori.














L'isola di Chiloè, Cile (Onne van der Wal/ Corbis)

Con lo scorrere dei secoli le strutture si perfezionarono diventando più complesse, gli spazi di coltivazione intorno si ampliarono e lo stesso numero di abitazioni che componeva il villaggio crebbe raggiungendo e superando talvolta il centinaio di unità perché la popolazione diventava sempre più stanziale, legata al luogo e alla coltivazione. Talvolta una casa aveva altre destinazioni oltre all'abitazione: dispensa, granaio, fonderia, tessitura, fabbrica di oggetti. E poco lontano, a cinquecento metri o a un chilometro, poteva sorgere un altro villaggio con la stessa vita che si replicava. Mentre il tempo scorreva, altrove, come in Egitto, nascevano le piramidi. E dal Neolitico si passava all'età del Rame e poi del Bronzo, con la quale si può dire finisca, intorno all'8-900 a.C., anche l'epoca delle case sull'acqua.



«Proprio per il loro grande valore, i siti palafitticoli dell'arco alpino sono diventati adesso Patrimonio dell'Unesco», ricorda Raffaella Poggiani, Soprintendente ai beni archeologici della Lombardia.


Ma i villaggi su palafitte in qualche caso e in qualche regione della Terra sono sopravvissuti ai secoli e oggi spesso li vediamo nelle immagini dei Paesi asiatici o del Pacifico. Non dimentichiamo, però, che pure Venezia nacque così, nel V secolo, in questo caso solo per ragioni di difesa, perché i veneti dell'entroterra dovevano sfuggire alle orde barbariche incombenti. E dalle palafitte nacque un gioiello.


Giovanni Caprara


Fonte: http://www.corriere.it

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