lunedì 30 aprile 2012

La necropoli di Campomarino

campomarino- deposizione t. 2Una breve campagna di scavo, avviata lo scorso 12 gennaio a Campomarino, ha portato al recupero di 15  sepolture ascrivibili a due fasi cronologiche molto lontane tra loro: 12 appartengono al periodo sannitico/frentano, e si collocano tra il IV e il III secolo a.C., altre 3 tombe, affatto prive di corredo, dovrebbero appartenere ad una fase tardoantica-altomedievale; queste ultime si presentano ben costruite, con cassa di tegoloni e scheletro disteso supino sul piano di tegole.
Le sepolture frentane, orientate variamente a nord-est o a sud-est, rispondono strutturalmente alle caratteristiche già note per le epoche pre-romane nel territorio del basso Molise, corrispondente nell’antichità al territorio frentano meridionale. Sono inumazioni in fosse molto profonde, in superficie non caratterizzate da alcun elemento ma, considerata l’assenza di sovrapposizioni, verosimilmente segnalate in antico da un sema. Alla profondità di circa m 1 dall’attuale piano di campagna la fossa si presenta coperta con grossi lastroni, posati su una risega, al di sotto dei quali i materiali di riempimento sono costituiti dal solo terreno di risulta dallo scavo. Il piano di deposizione non ha alcuna caratterizzazione visibile, il corpo posa direttamente sullo strato naturale.


L’evoluzione del rituale funerario nel territorio frentano, già evidenziata in altre necropoli (ad es. a Termoli e a Larino), è confermata in questo sepolcreto: alla ricchezza di vasi, quasi sempre deposti ai piedi, dell’epoca arcaica subentra, nel periodo alto e medio ellenistico, un numero di vasi molto limitato, sia tipologicamente che numericamente, deposti nella fossa in relazione al rituale praticato specificamente; in due delle tre sepolture identificate come maschili dal cinturone di bronzo di tipo sannitico, ad esempio, è presente un unico vaso di piccole dimensioni deposto ai piedi (una kotyle nella t. 4, con dentro un coltello-rasoio di ferro) o presso la testa (coppa nella t. 11).


Nelle altre sepolture i vasi (cratere, olla, coppa, brocchetta) si trovano sia ai piedi, nell’apposito spazio ottenuto prolungando la fossa oltre la lunghezza dell’individuo, sia presso la testa sia lungo il fianco, talora intenzionalmente frantumati; tale è, ad esempio, il caso della t. 8, maschile, nella quale i vasi (coppa e brocchetta evidentemente utilizzati per la libagione) si trovano sul fianco destro del defunto e sul bacino frammisti a ciottoli per i quali si potrebbe ipotizzare una relazione con la pratica della lapidazione rituale. Questa sepoltura si impone anche per la presenza, presso la testa, di alcune lamine di bronzo identificabili come elementi di bardatura equina, relative specificamente alla decorazione della testiera. Tale significativa presenza, che si riscontra anche in altre due coeve sepolture di Termoli e in una di Guglionesi, rimarca l’appartenenza dell’individuo alla classe dei cavalieri. Anche il cinturone di bronzo, qui presente in tre sepolture abbinato sempre alla cuspide di lancia – particolarità che si riscontra in tutte le altre tombe con cinturone dei sepolcreti sia del Sannio frentano che di quello pentro – è collegabile alla cavalleria: la corta tunica di cuoio o di tela, fissata alla vita dal cinturone, è ben rappresentata nelle numerose raffigurazioni di cavalieri sannitici sulla produzione vascolare apula e campana a figure rosse, oltre che nelle tombe dipinte nolane.  Nelle fonti antiche, d’altra parte, viene sottolineato il valore della cavalleria frentana: nella battaglia di Eraclea del 280, nella guerra contro Pirro, il comandante della cavalleria frentana, Oblacus Obsidius Vulsinius, si batté valorosamente a fianco dei Romani riuscendo addirittura a disarcionare Pirro prima di essere a sua volta disarcionato, colpito a morte (Plut., Pirrh.).


Riguardo alle sepolture femminili, esse sono connotate dagli ornamenti personali costituiti prevalentemente da fibule di ferro, raramente di bronzo, talvolta da vaghi di collana di pasta vitrea. Un’unica sepoltura femminile (t. 1) presenta tra il corredo una fuseruola; in questa stessa sepoltura l’unico vaso, un’olla acroma, è posizionato in modo da coprire interamente il cranio. Un’altra particolarità significativa in relazione al simbolismo del corredo è la t. 10, appartenente a un’adolescente; come ornamenti personali esibisce una serie di tre fibule di ferro sull’emitorace destro, al collo i vaghi di collana con pendagli metallici (bronzo e ferro), ai piedi, notevolmente distanziato dal corpo, il corredo vascolare rappresentato solo da un cratere a campana, di fabbrica locale come del resto la maggior parte dei vasi recuperati in questo scavo, cui ritualmente è stato tolta l’ansa: l’asportazione di una delle due anse del cratere, documentata nella stessa epoca anche a Larino e, per i secoli precedenti, a Termoli su vasi di varia forma ma soprattutto su brocchette, è certamente da collegare alla morte prematura.



Fonte:



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