domenica 15 aprile 2012

Rispunta il mistero dei tappi d’anfora

Fonte: http://messaggeroveneto.gelocal.it

di Elisa Michellut

Un antico codice del commercio, quasi un precursore del codice a barre, che potrebbe aiutare gli studiosi a ricostruire le dinamiche che regolavano gli scambi commerciali ad Aquileia nel mondo antico. Grazie ad alcuni segni a rilievo che compaiono sui coperchi d’anfora, ancora poco studiati, sarà possibile comprendere meglio la realtà dell’epoca.


Per analizzare i ritrovamenti e riflettere sul loro significato, ieri, al Museo Archeologico, alcuni studiosi hanno preso parte a un incontro organizzato dalla Soprintendenza regionale per i Beni archeologici in collaborazione con la Società Friulana di Archeologia e con l’Università di Udine. Una ventina di esperti provenienti da Spagna, Germania, Croazia, Austria e Italia centrale. «L’obiettivo – spiega Maurizio Buora – è cercare di comprendere la diffusione e l’importanza di alcuni segni nella speranza di conoscere meglio le vie del commercio marittimo e terrestre di epoca romana. Le anfore avevano una funzione di contenitore per molti generi commestibili. Le si usava per il trasporto del vino e dell’olio, le si poteva riutilizzare per vari scopi, non escluso quello funerario. L’analisi dei centri di produzione, che ci informano sulle aree di origine dei loro contenuti, è stata da tempo avviata sulla base degli impasti, della forma e dei bolli presenti sulle anse o sul collo e talora anche sul corpo. È rimasto meno studiato il mondo dei coperchi d’anfora che mostrano una grande varietà di segni a rilievo. Cosa indichino è per lo più un mistero». Secondo Buora ciò è dovuto al fatto che quasi sempre i coperchi, detti anche tappi, sono stati separati dalle anfore cui venivano saldati mediante pece o altri materiali che impedivano la fuoriuscita del liquido. Aggiunge Buora: «Solo una percentuale ridotta di coperchi presenta segni e di questi un numero ridottissimo ha lettere, nomi o sigle. Forse il linguaggio che essi adoperavano comunemente non era alfabetico ma poteva essere indirizzato a persone illetterate che ben comprendevano segni con valore numerico o significato preciso (per esempio annate di produzione, podere di origine, numero del carico)».


Gli scavi hanno prodotto più di qualche migliaio di coperchi in regione. «I rinvenimenti di Aquileia – conclude – fanno la parte del leone e costituiscono un campo di interessante approfondimento. A oggi la loro problematicità di lettura e il fatto che in genere solo pochi hanno segni riconoscibili sono stati d’ostacolo a un’analisi di vasta portata».

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