sabato 14 aprile 2012

Titanic, in ricordo del centenario del naufragio apre un museo a Belfast

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=kDMoUHsWAyY&feature=player_embedded[/youtube]

Nel centenario del drammatico affondamento del Titanic, si scoprono nuovi particolari dei momenti successivi alla collisione della nave britannica con un iceberg. Li rivela una lettera di un passeggero austro-svizzero del transatlantico ...


"Un terremoto!" Fu il primo pensiero del passeggero di terza classe Anton Kink, di Zurigo, quando il Titanic urtò un iceberg nella notte fatidica del 14 aprile 1912. La collisione lo strappò dal sonno poco prima di mezzanotte.Quando lasciò la sua cabina per scoprire ciò che era realmente accaduto, vide uomini che giocavano a calcio con i pezzi di ghiaccio caduti sul ponte. "Dissero che il Titanic si era schiantato contro un iceberg, ma che non c'era nessun pericolo, perciò dovevo rilassarmi e tornare nella mia cabina". Molti gli assicurarono che il Titanic era inaffondabile. Il resoconto di Kink, che insieme alla moglie e alla figlia di quattro anni sopravvisse al disastro, è appena venuto alla luce. È contenuto in una lettera di 20 pagine inviata due settimane dopo la sciagura da Milwaukee, nel Wisconsin, all'agenzia di viaggi a Basilea, dove aveva comprato i biglietti. La lettera è stata recentemente scoperta dallo svizzero Günter Bäbler, esperto della storia del Titanic di fama internazionale. Stralci della missiva sono stati pubblicati dal settimanale svizzero tedesco SonntagsZeitung. Kink scrisse allo scopo di ottenere un risarcimento. La richiesta è formulata nell'ultima pagina della lettera. Anton Kink domandava all'agente di viaggio basilese di fargli sapere "per favore se dalla White Star Line", la società armatrice del Titanic, "si può ottenere qualcosa e come stanno le cose con l'assicurazione del bagaglio e con l'eredità del fratello e della sorella". Non è noto se egli ottenne soddisfazione.


Stupore

Contattata da swissinfo.ch, la nipote di Kink, Joan Randall, che vive in California, dice di essere rimasta "completamente sbalordita" quando ha sentito parlare della lettera. Lei ha conosciuto la nonna, ma non il nonno. Infatti i Kink divorziarono, quando la loro figlia – ossia la madre di Joan Randall – aveva 11 anni. Suo nonno andò allora in Austria, il suo paese d'origine. Quindi si risposò e con la nuova famiglia emigrò in Brasile. Rimase in contatto per corrispondenza con la figlia fino al 1930. Poi anche i rapporti epistolari cessarono. Joan Randall sa che tornò in Austria dove morì nel 1959. La Randall non sa esattamente che lavori svolse suo nonno, ma di certo si muoveva parecchio. Nella metà degli anni Venti si era trasferito a Zurigo, dove aveva lavorato come magazziniere. Sua nonna, Luise, era meno irrequieta. Era nata vicino a Stoccarda, in Germania, ed era emigrata in Svizzera non per motivi economici, precisa Joan Randall, ma perché non voleva prendere parte "alla guerra del Kaiser. Quando Anton e Luise Kink ormai "formavano una famiglia a Zurigo, decisero di trasferirsi negli Stati Uniti. Era una tipica storia di immigrazione: mio nonno aveva uno zio a Milwaukee, nel Wisconsin, ed è lì che si stavano dirigendo" quando imbarcarono sul Titanic, spiega la Randall. Assieme a loro viaggiavano anche il fratello di Anton, Vinzenz, e la sorella, Maria. Sulla nave uomini e donne occupavano settori separati. I Kink riuscirono però a ricongiungersi per andare sul ponte. Ma Vinzenz e Maria restarono poi separati e non furono mai più visti. Anche un amico che viaggiava con loro, Albert Wirz, un contadino di Uster, vicino a Zurigo, morì: il suo corpo fu recuperato dall'oceano. "Le sarei infinitamente grato se fosse in grado di dirmi che mio fratello e mia sorella sono stati salvati... È triste morire in modo così tragico", scrisse King all'inizio della sua lettera.



Si sarebbe potuta salvare molta più gente


I coniugi Kink e la figlia furono l'unica famiglia al completo a sopravvivere tra i passeggeri di terza classe. Lasciarono tutti e tre il Titanic con la penultima scialuppa di salvataggio, ma solo perché Anton saltò nell'imbarcazione mentre già si stava allontanando. "Un marinaio mi premeva il pugno contro il petto e diceva che dovevo stare indietro. Non l'ho sfidato, ma me ne sono andato furtivamente quando era distratto", spiegò Kink. "Avrebbero potuto salvare molte più persone", scrisse, sottolineando che la sua barca era mezza vuota. C'era posto per 40 persone, mentre a bordo ce n'erano solo 17. Dalla scialuppa di salvataggio si sentivano "le grida di duemila persone e il rombo dell'aria dall'interno della nave. Quando questa fu inghiottita dall'oceano con un rumore simile a un terribile tuono, gradualmente le grida cessarono". Difficilmente avrebbe potuto esserci un contrasto maggiore con lo scenario seguente. "La notte era bella, senza nebbia, brillavano le stelle, il mare era calmo. Ho pensato che eravamo sul lago di Zurigo". Considerato inaffondabile, il Titanic colò a picco il 14 aprile 1912 (Reuters)



Fortuna e incubi


I Kinks furono tra i naufraghi tratti in salvo dalla Carpathia, l'unica nave che cambiò rotta alla ricezione dei segnali di richiesta di soccorso del Titanic. Nella lettera all'agente di viaggio basilese, Anton Kink descrisse anche le pessime condizioni a bordo della nave. "Siamo stati serviti come porci. Eravamo disgustati quando abbiamo visto il cibo e abbiamo contato le ore fino al nostro arrivo. L'ultima sera, i camerieri hanno litigato e lanciato piatti. Abbiamo dovuto fuggire per evitare di riceverne uno in testa". I Kinks furono molto fortunati, ma l'avventura non li lasciò indenni. Joan Randall racconta a swissinfo.ch l'impatto che ha avuto su sua madre. "Perse la memoria. I suoi primi ricordi erano quelli della scuola. Non ricordava nulla di Zurigo, della nave, del disastro. Niente. Tuttavia, aveva incubi terribili".


Julia Slater, swissinfo.ch
(Traduzione dall'inglese: Sonia Fenazzi)

Fonte testo: http://www.swissinfo.ch

Nessun commento:

Posta un commento